Anche stamattina mi pesa un po’alzarmi. Sono le nove .Mi chiedo spesso come potevo schizzare dal letto come un grillo ,senza rimpianto, tutte le mattine dei lunghi anni di lavoro. Il tepore protettivo delle lenzuola non riusciva a togliere vigore al balzo coraggioso e necessario ad iniziare la giornata nuova. Vabbè, fatica inutile ricordare ,ormai è storia, meglio sorvolare e immergersi nell’attualità.

Latte, caffè, pillola per la pressione e la giornata comincia a delinearsi , prendendo forma come la punta di un iceberg.

Uno sguardo dalla finestra m’informa sulle condizioni climatiche che la natura ,oggi, elargisce. Mi piace far colazione davanti alla finestra, accogliere il risveglio del mondo intorno a me, elencare mentalmente gli impegni della giornata, prevederne o organizzarne tempi e modi sapendo che, con tutta la probabilità ,si svilupperanno in modo diverso . Di sera , poi , prima di addormentarmi, seguiranno valutazioni e giudizi a consuntivo.

La gioia della prima sigaretta della giornata! fumare sfogliando una rivista, così, senza bisogno di leggere o capire un testo , solo per guardare le immagini, una dopo l’altra.

La prima sigaretta della giornata , amica pericolosa e ,al tempo stesso, confortante.

A pensarci bene siamo pericolose a vicenda ,ma per ora, è sempre lei che si consuma per prima.

Il fumo che riscalda la bocca, il respiro lento e profondo , niente da pensare o forse sì ma non è importante .Seguirne solo la spirale azzurrina e trasparente che sale e si disperde senza fretta. Mi piace questo salire e dissolversi senza fretta, senza rumore fino alla fine .La spengo nel portacenere e so che la giornata può cominciare con calma , senza fretta e senza rumore.


Spegnere la prima sigaretta della giornata è il fischio d’inizio della partita quotidiana. Alè si parte!

Lo specchio del bagno mi restituisce l’immagine di una faccia opaca e stropicciata quasi sconosciuta, non è quella che per abitudine e convenzione definisco ‘Io’.

Sì è un viso familiare, se non altro per quel naso di ‘buone’ proporzioni identico a quello di mia nonna. Sì, è proprio come quello ma mia nonna sentenziava , sorridendo consolatoria, ‘ In un bel palazzo ci sta bene un bel portone’, similitudine edilizia che mi ha sempre confortato ma mai convinto.

Comunque con la tipa dello specchio ho gran confidenza: parliamo, ragioniamo molto io e lei ,talvolta siamo in disaccordo .altre volte in perfetta sintonia e comunque il vederci ogni mattina mi ispira fiducia.

E sì, cominciamo l’operazione restauro.

Dentifricio, spazzolino…(’Signorina balla?’, ‘Sì grazie!’ ,‘Che bei denti che ha, sono i suoi?’ La mia reazione sbalordita , anche se educatamente mascherata, avrebbe meritato un selfie se, allora, fosse stato possibile

e comunque chissà che fine ha fatto il mio cavaliere odontotecnico!).

Poso lo spazzolino e accendo le luci da specchio. Son passati i tempi del trucco lungo le scale!

15 anni : divieto assoluto di trucco per salvaguardare l’immagine virtuosa che, al tempo, doveva accompagnare le ragazze che mai avrebbero dovuto neppure immaginare di tentare la più innocua arma di seduzione .

A 15 anni le regole sono fatte apposta per essere trasgredite e quindi , infagottata nel cappotto , libri stretti dalla cinghia, scesa la prima rampa di scale (per fortuna scendere dal quarto piano senza ascensore regala un po’ di tempo utile), libri sullo scalino, estrazione veloce dello specchietto e via di china nera e rimmel! La faccenda era comunque un po’ laboriosa perché quella gran diva di Elizabeth Taylor aveva appena interpretato Cleopatra, film di successo planetario, e , di conseguenza, il trucco di moda era proprio quello della regina d’Egitto: occhi bistrati di nero praticamente fin quasi alle tempie, palpebre colorate di un bel turchese brillante e ciglia portate all’estrema lunghezza possibile anzi, oltre l’ impossibile.

Trucco indubbiamente scenografico e di grande effetto (come non immaginare, così in technicolor , di incontrare un Richard Burton di passaggio?)che però , oltre a non favorire quasi mai incontri di quel livello, risultava piuttosto scomodo al rientro quando, sempre salendo le scale, bisognava cancellarne ogni traccia.

Non ricordo quanti fazzoletti, che ancora non erano di carta, prove lampanti   della colpa, sono finiti nell’immondizia perché parevano rubati a qualche minatore che li aveva usati per tergersi il sudore.

Adesso ho a disposizione un grande specchio e tanta luce ma, siccome dalla vita non si può avere tutto e ,men che mai, tutto insieme, adesso il problema è che senza occhiali le operazioni sono un po’ più complesse. Ancora pazienza! Di cui sarà meglio fare una gran riserva per la giornata.

Una passata di crema colorata, senza esagerare. per evitare l’effetto maschera di Tutankamon e via.

E queste rughe? Questa ieri non c’era, ne sono sicura! C’è chi dice che sono medaglie al valore di una vita intensa e ben spesa ma per me sono come le smagliature nelle calze di nylon ,decisamente poco eleganti.

Estraggo la batteria di pennelli e mi sento VanGogh. Base chiara e ombreggiature più scure. Ma come diavolo fanno a sfumare morbidamente i colori? In Tv, sulle foto delle riviste cerco di cogliere la magia di quegli occhi allungati ed espressivi che tento di ricreare ma .anche quando seguo le istruzioni, esattamente come da un libro di ricette di cucina, il risultato non è mai all’altezza. Dico io, gli occhi son solo due e, in teoria, ripetendo gli stessi gesti simmetricamente a destra e a sinistra non dovrebbe essere complicato , invece, ancora una volta, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! Di nuovo pazienza, gli occhiali si occuperanno di schermare le piccole differenze cromatiche.

Pennellone per un tocco di rosa sugli zigomi a scaldare il colore della pelle e ripercorro ,con la matita, il contorno della bocca tanto per far capire che, seppure assottigliata, c’è. Rossetto no, proprio no e non so perché mentre sulle labbra di mia madre il bel colore rosso la faceva davvero bella anche quando l’età avanzata aveva praticamente stravolto i suoi lineamenti, sulla mia bocca mi fa l’effetto ‘tardona al baladur’! Non importa, ancora un briciolo di pazienza, procedo con i famosi 100 colpi di spazzola (che mai son stati esattamente 100 né per me, né per chissà quante altre donne che hanno seguito il manuale di bellezza casalinga) e ritrovata una forma decente per la capigliatura che, miracolosamente, è stata risparmiata dalle famose ingiurie del tempo, chiudo la cassetta degli attrezzi che nel mio caso ha la forma di un piccolo astuccio dorato. Inforco gli occhiali e posso finalmente dare un’ultima occhiata giudicante al grande specchio. Ehi , ma sei tu! Sei tu-io! Come sono contenta di ritrovarti!! Senti ,ti va di andare a prenderci un caffè insieme?


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